PNRR: definire il percorso di governance
In attesa delle valutazioni della Commissione europea a Palazzo Chigi si studiano le riforme necessarie per controllare e rendicontare tutte le fasi del Piano
“Siamo arrivati al punto, abbiamo definito tutto, è stato approvato tutto. Adesso dovete partire”. Così ieri, giovedì 29 aprile, Bruno Vespa si è rivolto al ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani. Che ha così replicato: “Per la decarbonizzazione dobbiamo sbrigarci, dobbiamo partire domani, ecco, se una procedura autorizzativa mi richiede duemila giorni voi capite che c’è un problema”.
Da qui l’urgenza della semplificazione delle procedure burocratiche che in qualche modo potrebbero essere di ostacolo all’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. È vero, oggi il PNRR è stato trasmesso a Bruxelles e la Commissione Ue procederà con le fasi istruttorie per la valutazione di merito e se tutto va bene arriverà un primo anticipo in un periodo compreso tra l’inizio e la fine dell’estate.
Il resto dei fondi sarà concesso a rendiconto: “Il giochino non ci consente grande elasticità, se noi non facciamo bene le cose e non spendiamo, non abbiamo fatture da esporre e non abbiamo soldi da prendere – evidenzia Cingolani – Finito l’anticipo dobbiamo dimostrare di essere in grado di spendere” .
Per questo il Governo è al lavoro su una serie di riforme e per definire appunto il meccanismo di governance del PNRR. “Serve una struttura che sia in grado di controllare l’evoluzione del progetto”, ha ribadito il ministro.
La struttura dovrebbe far capo proprio a Palazzo Chigi e avrà il compito non solo di verificare l’avanzamento dei lavori sulla base dei dati di monitoraggio forniti dal Mef (quest’ultimo manterrà i collegamenti con la Commissione Ue), ma fungerà da cabina di regia per quel che concerne le nuove regole sugli appalti che, secondo anticipazioni de Il Sole 24 Ore, arriveranno in una prima tranche con due decreti legge a maggio: Omnibus e Semplificazioni ambientali. Quindi, solo in secondo momento, a regime, dovrebbe arrivare la vera e propria riforma del codice degli appalti.
Sempre a Palazzo Chigi sono già stati attivati due nuovi Comitati interministeriali, sulla transizione ecologica (ne fanno parte oltre a Roberto Cingolani Enrico Giovannini, Stefano Patuanelli e Andrea Orlando) e sulla transizione digitale (oltre a Vittorio Colao ne fanno parte Renato Brunetta, Marta Cartabia e Roberto Speranza). Presenze fisse nei due Comitati i ministri Daniele Franco e Giancarlo Giorgetti. Le riunioni dei due Comitati inoltre potranno essere presiedute direttamente dal premier Mario Draghi.
“Se crediamo realmente che la soluzione sia quella che abbiamo detto, dobbiamo essere seri – puntualizza Roberto Cingolani – lo Stato deve essere serio nel creare una serie di regole per cui chi investe, chi costruisce queste cose deve sapere che lo fa avendo una speranza di finire in tempo debito. Diritti, doveri e accountability, cioè misurare il risultato”. In una parola, credibilità.