Il progetto dell'architetto

Segrate segreta

Una metratura generosa, un quartiere ordinato, una ristrutturazione completa alla ricerca della casa dei propri sogni

La periferia di Milano sta velocemente cambiando, di anno in anno. Difficile dire se in meglio o in peggio. Dipende. Ma Segrate si sta evolvendo a una velocità impressionante, in termini di terziario, d’infrastrutture, di nuovi agglomerati commerciali e anche di abitato. Io però non vi porterò a vedere nulla di appena costruito.

Il nostro viaggio prevede una sosta in un piccolo quartiere che fa eco all’architettura da villaggio borghese della non lontana Milano 2. Carino, confortante, ordinato. Ma lì dentro c’è un segreto che nessuno imma gina. Lì dentro, una frizzante coppia si è fatta conquistare dal contesto e dalla metratura generosa, senza impaurirsi dello stato dell’appartamento, completamente da ristrutturare.

Cosa vuol dire avere un architetto?
Conosco Maddalena e Maurzio da qualche anno, dinamici imprenditori del packaging personalizzato, ma parlo quasi sempre con lei, tenace, scanzonata e senza peli sulla lingua. Un giorno passai in azienda da lei e mi parlò di questo importante acquisto per la vita: la casa (potenzialmente) dei suoi sogni. La casa di Segrate. Avevano, però, difficoltà a immaginarsela finita, che raccontasse di loro. Maddalena, quindi, si fece seria e mi chiese: “Martina, cosa vuol dire avere un architetto?”. Risposi a cuore aperto, con la massima onestà e con un filo di provocazione: l’architetto è un professionista non necessario. Cosa intendo: intendo che si può avere una casa anche senza un architetto, come si può avere un abito anche senza un sarto e un piatto caldo anche senza uno chef. Chi sceglie di avere un architetto cerca sostanzialmente un ambiente studiato, ottimizzato e rivalutato in tutte le sue potenzialità. Mi piace dire: un ambiente ragionato. E i committenti fecero loro questo concetto, dandomi fiducia pavimento unico, rivestito in piastrelloni di gres color caffè, Maddalena invece -presa visione di alcune realizzazioni- senza esitare impose la scelta di un unico pavimento in parquet maxiplancia in rovere tinto color latte. Non fu difficile trovare l’accordo fra i due, che in realtà -senza saperlo- cercavano entrambi la contemporaneità, calore ed eclettismo allo stesso tempo. Siamo dunque ricorsi all’ausilio di un fornitore molto efficiente, che in fabbrica mi ha prodotto il campione come volevo: una maxiplancia triplo strato in Rovere controbilanciata Ro- vere da 19×230 centimetri, spazzolata a poro aperto, in una tinta speciale (comunemente definita visone), che vira tra il grigio e il nocciola. L’effetto entusiasmante è come queste plance, una volta posate, assumono una colorazione totalmente differente in base alla rifrazione della luce: a seconda del punto di vista e dell’ingresso della luce, il colore vira tra il bianco latte e il marrone. Ecco accontentati l’uno e l’altro. Sapete qual è la cosa che tutt’oggi mi riempie il cuore? Che quando Maurizio ci invita a cena (sopraffino cuoco in incognito) ci ripete che ogni volta al suo rientro in casa si sente così appagato, rilassato e a suo completo agio, pensa a noi e all’averlo convinto sulla scelta del parquet. Dice: “questa è proprio la casa dei nostri sogni, senza immaginarci che sarebbe stata così!”. Missione compiuta

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