Posa

Posa in opera: il ruolo dell’artigiano parchettista

A Roma la storica ditta Ragno Parquet ha realizzato la posa in opera di un pavimento in legno nel corso della ristrutturazione di un ampia abitazione privata

Una posa in opera a Roma da parte della dita storica Ragno Parquet presso un abitazione privata svela il ruolo dell’artigiano parchettista che spesso oltre all’incarico operativo ha anche il delicato compito di spiegare al cliente la lavorazione, i tempi, le problematiche della posa e fornire il proprio consiglio professionale.

L’impresa ha realizzato il pavimento con il disegno di posa voluta dal committente, una spina francese da posare a 30 gradi, consigliando il cliente sulla finitura. Abbiamo intervistato Walter Ragno, titolare insieme al figlio Flavio dell’impresa di posa e facendoci raccontare problematiche e soluzioni incontrate per questo lavoro.

Ci può raccontare questo intervento? 

Si tratta della ristrutturazione un’abitazione privata a cui è stata sostituita la pavimentazione. Siamo una ditta storica di Roma e ci occupiamo di pavimenti in legno dai primi anni 50, ora la conduco con grande passione insieme a mio figlio Flavio, effettivo esecutore dei nostri lavori. In questo caso il lavoro c’è stato proposto da una ditta di falegnameria con cui collaboriamo e anch’essa è nel campo delle ristrutturazioni da molti anni.

Quali erano i desideri della committenza? Avete avuto voce in capitolo nella geometria di posa e nelle scelte dei materiali? 

La committenza aveva già scelto una spina francese da posare a 30 gradi, mentre abbiamo avuto maggiore liberà di azione sulla finitura del parquet. Il materiale ci è stato fornito dal cliente, un listoncino di rovere massello da 15 mm di spessore, con taglio a 30° per una posa a spina francese /ungherese.

Ci puoi raccontare come siete intervenuti? 

Abbiamo iniziato la posa della Parquet a spina a 30° francese/ungherese come previsto dal disegno, utilizzando una colla bicomponente in classe EC1 e a bassissime emissioni. Ultimata la posa abbiamo dato un’attesa di circa un mese in modo da far ultimare le opere murarie e di falegnameria. Poi abbiamo proceduto con la lamatura del parquet.

La finitura è stata eseguita con un ciclo a tre mani, una di fondo e due di vernice all’acqua in classe EC1 plus a bassissime emissioni. Naturalmente questo è avvenuto dopo aver fatto visionare al cliente alcuni campioni con diversi effetti di lucidità. Consigliamo sempre i nostri clienti di usare queste vernici per via del bassissimo impatto ambientale che hanno, per la naturalità nella finitura e per la grande resistenza al calpestio. 

Avete incontrato problematiche e come le avete risolte? 

Diciamo che la preparazione di questo lavoro non è stata semplice per via dei valori dell’umidità del massetto, ragione per cui abbiamo dovuto procedere a controlli periodici dei valori con un igrometro a carburo. Visto i tempi ristretti di consegna si è deciso di procedere con una barriera vapore, con l’uso di un primer sotto la nostra supervisione, prima della posa del parquet.

Ormai siamo abituati a risolvere problemi, lo facciamo senza crearne ulteriori. In questo caso specifico la sfida principale è stata quella di spiegare al cliente che il più grande nemico del parquet è l’umidità e che non si deve mai sottovalutare questo tipo di problematiche se si vuole avere un risultato finale impeccabile e duraturo nel tempo.

Scheda tecnica:

Tipologia di intervento: Appartamento privato

Metratura: circa 130 metri quadrati 

Materiali impiegati: Un listoncino di rovere massello da 15 mm di spessore, con taglio a 30° per una posa a spina francese /ungherese

Città: Roma 

Impresa di posa: Ragno Parquet di Walter e Flavio

Questo articolo è apparso originariamente sul n.2/2018 di Professional Parquet

 

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