Il problema del commercio illegale di legname
Secondo uno studio dell’Interpol le attività illegali legate al settore forestale fruttano alla criminalità organizzata fino a 100 miliardi di euro ogni anno
L’azione criminale dei tagli illegali dalle foreste ogni anno registra un giro d’affari che si aggira intorno ai 100 miliardi di euro, come riporta nel suo articolo Antonio Brunori, Segretario generale PEFC Italia pubblicato su SISEF.ORG. Questo interessa prevalentemente il Sud del Mondo e in misura minore i Paesi balcanici e l’area dell’ex-URSS. I principali mercati di sbocco di questo commercio illecito sono Europa, Nord America e Cina.
Non sempre è facile individuare il legno di provenienza illecita, per due ordini motivi: la documentazione sulla provenienza criminale della materia prima viene contraffatta oppure la certificazione sulla provenienza viene convalidata nei paesi d’origine mediante controlli di funzionari corrotti.
Conseguenze del traffico illecito di legna sui paesi d’origine
Il commercio illegale di legname si concretizza nel Paesi d’origine in una serie di fenomeni negativi come il riciclaggio di denaro sporco, il traffico di armi e di droga, fino al finanziamento illegale di guerre o di dittature militari. A livello economico poi la commercializzazione di legno illegale genera una concorrenza sleale nei confronti di chi opera nel rispetto della legalità e influenza negativamente i costi di produzione tanto da rendendo poco competitiva la gestione sostenibile delle foreste e la sua certificazione.
Provvedimenti Europei per ridurre il commercio di legname illegale
Nel tentativo di arginare il fenomeno, l’Unione Europea già dal 2003 ha sviluppato una piattaforma online FLEGT (Forest Law Enforcement, Governance and Trade) Action Plan che mediante una serie di provvedimenti cerca di ridurre la presenza di legname illegale in commercio. Nel 2010, l’Unione ha varato il “Regolamento Legno” n. 995/2010 (EUTR), ratificato dal Parlamento italiano nel 2014, con lo scopo di contrastare il commercio all’interno dell’UE di legname raccolto illegalmente e dei suoi derivati.
La certificazione come strumento per contrastare il commercio illegale di legname
Uno dei mezzi principali che ad oggi si possiede per avere maggiore trasparenza in tutti i passaggi di trasformazione del legname è la certificazione forestale, strumento che permette al mercato di produrre legname in piena trasparenza, sicurezza e attraverso una gestione attenta delle foreste. Nata negli anni ‘90, la certificazione non è attualmente ancora sufficientemente diffusa, secondo i dati UNECE FAO solo l’11% delle foreste e il 30% dei prodotti di origine forestale a livello mondiale sono coperti da certificazione PEFC e FSC. Ciononostante “politiche di approvvigionamento” pubbliche e private, che obbligano all’uso di materiali certificati, sono in aumento negli ultimi anni.
Fonte: “Commercio illegale di legname: le foreste si tingono di nero”, di ANTONIO BRUNORI