Posa

Un parquet al formaggio

Una perizia tanto originale quanto fonte di perplessità

Di Mauro Errico

Questa esperienza peritale non solo è stata interessante dal punto di vista metodologico, ma ha permesso di venire a conoscenza di come nel settore dei pavimenti in legno vi siano personaggi che, grazie alla loro intraprendenza, creano più problemi che benefici per il settore medesimo.

La richiesta di perizia, che mi era stata fatta da un privato, era fin dal principio originale; infatti, non solo il committente si lamentava dell’esito nefasto del proprio pavimento in parquet, ma si doleva anche della presenza di un forte odore di “formaggio”.

Questa seconda lamentela, chiaramente mi lasciava alquanto perplesso non avevo mai avuto dolenze simili; pensai che forse si trattasse più che altro di una diversa percezione degli odori da parte della committenza.

Il totale della superficie pavimentata in legno, oggetto poi della disamina tecnica, era di circa 300 mq quindi una quantità importante, suddivisa fra i vari locali della unità abitativa che erano presenti in ben tre livelli dell’immobile stesso.

Complessivamente ben 22 locali, di varie metrature, dislocati nei distinti livelli del complesso immobiliare, sono stati interessati dall’installazione della pavimentazione in legno; quindi, un lavoro complesso e interessante quantitativamente.

La disanima tecnica

Avvalendomi di una metodologia di indagine dotata di metodo visivo, oltre all’ausilio di alcune attrezzature tecniche manuali, ho iniziato la disamina tecnica dell’intera superficie pavimentata in legno. Per prima cosa, come purtroppo assai di frequente accade, vi era la totale assenza di qualunque documentazione di natura tecnica (più avanti specificati nel dettaglio), quali la “scheda prodotto”, la “marcatura CE”, la “DOP” ovvero la Dichiarazione di destinazione d’uso.

In questi casi, si conducono le proprie indagini tecniche, facendo comunque riferimento alle norme prodotto del settore, in vigore al momento dei lavori e/o forniture dei materiali.

L’indagine condotta dal sottoscritto estesa, ovviamente, a tutta la superficie lignea in opera, teneva conto dei “presunti” difetti e vizi eventualmente riscontrati al fine di determinare se la pavimentazione che ancora risulta essere in corso d’opera, fosse stata o meno realizzata nel rispetto dello stato dell’arte vigente nel settore.

Perché in corso d’opera? Semplicemente perché l’operatore a un certo punto dei lavori si è dileguato, rendendosi irreperibile, e abbandonando il lavoro stesso.

In particolare, tenendo conto delle lamentele del committente, si è esaminata a) la classe di aspetto, b) la colorazione perché sussistevano notevoli “macchie” sulla cui origine vi erano dubbi, c) il perché di diversi distacchi delle tavole dal piano di posa, d) l’origine delle deformazioni che le singole tavole presentavano.

Niente è dato sapere sul perché la posa in opera del pavimento, fosse stata eseguita con due distinte procedure diverse (incollaggio e avvitatura) non vi erano particolari spiegazioni in merito sul perché di questa modalità di procedere messa in atto dall’operatore.

La classe di aspetto del materiale

Dall’osservazione dell’intera superficie lignea del pavimento in opera, si rileva sostanzialmente la presenza di fibratura deviata, nodi con diametro oltre i 20 mm, cretti ben oltre i 15 mm di lunghezza. Queste caratteristiche sono state rilevate nella così detta faccia a vista degli elementi e sono contemplate nel prospetto 1 della norma prima indicata; inoltre si denotano chiaramente doghe con evidente presenza di aloni e/o macchie, originate dalla emersione di sostanze di natura imprecisabile se non attraverso una disamina di natura chimica.

La presenza di queste sostanze, probabilmente estranee alla natura della specie legnosa in disamina, rendeva difficile l’impiego del materiale stesso per la destinazione d’uso prevista; infatti, l’operatore aveva trovato non poche difficoltà nell’esecuzione della finitura protettiva della pavimentazione in legno che era prevista con impiego di prodotti a pellicola filmogena (vernici).

La finitura protettiva con vernici era stata scelta dalla committenza per una questione di estrema facilità per quanto si attiene la manutenzione ordinaria, stante la notevole superficie pavimentata.

I primi problemi erano infatti apparsi al momento della stesura della vernice protettiva, si erano manifestati distacchi della pellicola, sbollature ed emersione di macchie e/o aloni sempre in superficie. All’apparire di questi primi difetti molto evidenti, l’operatore aveva rimosso la pellicola di vernice meccanicamente ripetendo poi l’intero ciclo di verniciatura ma con i medesimi risultati ovvero distacco della pellicola, sbollature, macchie etc.

Evidenti difetti in fase di posa in opera
Evidenti difetti in fase di posa in opera
Ritiri evidenti delle tavole
Ritiri evidenti delle tavole

Le macchie

In merito alla voce della colorazione (premesso che il lotto di materiale esaminando tavole di massello in Abete (Abies Spp), presenta la propria colorazione naturale allo stato grezzo) il termine è riferibile alla presenza di “macchie con una conformazione disomogenea” e una dislocazione casuale nell’intera superficie pavimentata.

Fermo restando la natura della composizione di dette sostanze che emergono, anche esteticamente generano una problematica non essendo una caratteristica peculiare della specie legnosa in disamina. Non siamo comunque davanti a tonalità naturali e caratteristiche della specie legnosa in questione (Abete), ma a variazioni cromatiche dovute all’emergere di sostanze oleose e/o alcaline, adsorbite in precedenza dalle tavole medesime.

Queste sostanze, che comportano la variazione del colore e non sono caratteristiche della specie legnosa, possono la qualità di resistenza all’usura della pavimentazione in legno dato che sono in grado di interagire con prodotti filmogeni altrimenti previsti per la finitura protettiva della superficie pavimentata.

Macchie da emersione di sostanze
Macchie da emersione di sostanze

L’origine delle macchie

Per quanto riguarda la vera origine delle macchie presenti nel tavolato, si è proceduto ad alcune analisi di laboratorio impiegando residui presenti su tavole fuori opera. Ricordiamo che un’altra lamentela della committenza, era la persistente presenza in tutti gli ambienti di un forte odore, facilmente percepibile da chiunque, di formaggio.

Attraverso la lettura dei dati del resoconto tecnico chimico, redatto da apposito laboratorio di analisi, ha permesso non solo di capire la natura della composizione delle macchie presenti nel tavolato, ma anche l’origine della destinazione d’uso alla quale erano state impiegate le tavole di Abete. Di seguito un estratto del resoconto tecnico del laboratorio [12] di analisi chimico fisiche:

L’indagine è consistita in una duplice determinazione gas-cromatografica:

  1. Estrazione selettiva con solvente apolare (CS2 a temperatura ambiente) e susseguente iniezione gas-cromatografica (detector FID) dell’aliquota di estrazione;
  2. Esame in fase vapore delle sostanze liberate a caldo da aliquota di altro materiale fornito, posto in Vals “sigillata”

Le sostanze riconosciute (nelle due diverse condizioni sperimentali) sono le seguenti, separate per classi chimiche e forse anche incomplete:

  • Idrocarburi (terpenici): Limonene e Pinene + dodecano + ottadecene (C18) ed eicosene (C20) idrocarburi insaturi e lunga catena di atomi di C.
  • Alcoli: butanolo (e suoi isomeri) esanolo (e suoi isomeri), metil-butanolo e metilesanolo
  • Aldeidi e Chetoni: pentanale, esanale, eptanale, Esanone + eptanone (miscela di isomeri)
  • Esteri: estere metilico dell’acido miristilico + etil-adipato
  • Acidi Grassi (a media catena di atomi di Carbonio – C6/C12)
  • acido butirrico e metil-butirrico, acido decanoico, acido esanoico, acido ottanoico, acido dodecanoico

Accanto a tali sostanze volatili ed estraibili, nelle condizioni utilizzate, si trovano anche: Caseina e casainati in forme più o meno ionizzate.

CONCLUSIONI

Pur non avendo eseguito indagini specifiche degli alimenti ritengo che la maggior parte delle sostanze rilevate provengano da derivati del latte ed in particolare formaggi con diverso grado di stagionatura. Si rileva che i composti organici “rilevati” in maggiore quantità sono quelli con un numero di atomi di carbonio in catena compreso tra 6 e 12, con presenza anche di composti organici a lunga catena (C > 16) ed a diverso grado di saturazione.

Ed ecco quindi spiegato il mistero dell’odore di formaggio, si tratta di tavole in Abete impiegate nell’industria casearia per appoggiare sopra di esse le forme di formaggio durante le fasi di stagionatura dello stesso.

Ciclicamente le tavole vengono cambiate, chiaramente dopo vari anni all’interno di depositi di stagionatura le stesse sono completamente piene delle sostanze rilasciate dal formaggio durante i mesi di stagionatura.

Qualcuno ha pensato bene di acquisirle, chiaramente per pochi spiccioli, per poi destinarle al mercato del parquet come se nulla fosse. Il problema è che non solo le tavole non avevano subito il regolare processo di stagionatura ed essiccazione del materiale destinato alle pavimentazioni, non solo si sono presentate diverse problematiche di installazione e finiture pessime, ma il problema enorme è che il materiale era oramai compromesso interiormente dalla presenza delle sostanze rilevate in laboratorio, le quali emergevano in continuazione.

Non solo ma il nostro operatore ha poi pensato bene di lavare le tavole come se fosse un normale pavimento di marmo o ceramica, andando ad impiegare prodotti quali sgrassatori, acidi, e addirittura acqua ossigenata a 130 volumi. Unico risultato ottenuto una quantità pressoché infinita di problemi che hanno irrimediabilmente compromesso tutto il materiale e il risultato finale con la conseguenza che l’intera pavimentazione in legno è stata completamente sostituita.

Per precisare anche se il lavoro fosse stato eseguito come installazione in maniera perfetta, la pavimentazione avrebbe sempre dato problemi per qualunque finitura protettiva, rendendolo di fatto inutilizzabile quale pavimentazione.

Un’altra iniziativa che di conseguenza genera poi malumore e dubbi per l’intero comparto delle pavimentazioni in legno dove, per fortuna, ancora sussistono ottimi prodotti di qualità e parchettisti con la P maiuscola.

*Perito Esperto C.C.I.A.A. Firenze nr. 957 Categoria Legno – Pavimenti in legno e Metodologie Posa in Opera   

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