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FSC, crescono i boschi italiani ma spesso in stato di abbandono

È quanto emerge dall'Inventario nazionale delle foreste e dei serbatoi forestali di carbonio realizzato dalle unità ambientali dei Carabinieri insieme a Crea

Boschi italiani in crescita ma molto spesso in stato di abbandono. È la denuncia di FSC Italia alla luce di quanto emerso dall’Inventario nazionale delle foreste e dei serbatoi forestali di carbonio realizzato dalle unità ambientali dell’Arma dei Carabinieri in collaborazione con Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi per l’economia agraria) e il contributo dei Corpi forestali delle Regioni e Province autonome.

Presentato nei giorni scorsi, l’inventario forestale fotografa infatti la situazione dei boschi italiani: uno strumento fondamentale in vista della Cop26 e per proteggere il patrimonio boschivo, dal quale emerge che il 36,7% dell’Italia è coperto da boschi: una superficie aumentata del 18,4% in circa 10 anni (587 mila ettari), raggiungendo gli 11 milioni di ettari. Un fatto che ha messo in luce quindi una maggiore capacità di assorbimento della CO2, passata da 490 milioni di tonnellate 16 anni fa a 569 milioni oggi.

“È vero, – spiega Diego Florian, Direttore di FSC Italia – i boschi italiani sono in espansione, e questa è una buona notizia, ma purtroppo la stragrande maggioranza di essi sono in stato di abbandono, sia sul versante pubblico che privato, e ne è una riprova il fatto che i boschi cedui e le fustaie, quelli che producono legna da ardere, hanno la stessa estensione dell’inventario precedente, ossia 3,8 milioni di ettari: i dati confermano una contrazione nell’utilizzazione. Inoltre solo il 9,5% dei cedui è nella fase “giovanile” e solo il l’1,2% “in rinnovazione”, un dato bassissimo, che possiamo interpretare con una presenza molto limitata di attività umane legate al bosco”. 

Superficie media assestata

Preoccupante anche il dato sulla superficie media assestata, ossia sottoposta a tecniche di gestione razionale: “Se togliamo il Trentino Alto Adige, dove raggiunge quota 43,4%, nel resto d’Italia la superficie media è ferma all’11,3%” sottolinea Florian.  La foto che emerge dall’inventario, insomma, mette in luce “lo stato di abbandono di larga parte del nostro patrimonio forestale e la mancanza di una pianificazione pubblica in un’epoca in cui non possiamo proprio permettercelo. I dati ci dicono che è necessario oggi più che mai promuovere una gestione attiva delle aree boschive, al fine di contrastare la situazione di precarietà evidenziata dall’inventario. Anche perché la percentuale di bosco dotata di piani particolareggiati è abbastanza limitata sul territorio nazionale: il 15.3% ed è in diminuzione” sottolinea ancora Florian. 

L’assorbimento dell’anidride carbonica

Quanto alla cattura dell’anidride carbonica, il direttore di FSC Italia ricorda che un bosco ben gestito e non abbandonato a se stesso consente lo stoccaggio di un maggior quantitativo di CO2: “Per fare un esempio è un po’ come una spugna: se è già zuppa, non riesce ad assorbire efficientemente ancora acqua”. Insomma, “questi dati ci dicono che stiamo facendo troppo poco per il controllo e la gestione del nostro preziosissimo patrimonio forestale”.

Infine, il direttore di FSC Italia sottolinea una nota di metodo, dato che i rilevamenti aerei fanno riferimento al 2015, mentre quelli a terra, di precisione, sono andati avanti fino al 2020, una distanza temporale significativa: “Ci auguriamo che il prossimo inventario possa essere più concentrato nel tempo e che l’accesso ai dati sia garantito a tutti gli operatori del settore. Speriamo che l’inventario del 2025 possa riflettere il cambio di marcia che la nuova Direzione Generale delle Foreste del Ministero sta cercando di imprimere al settore”.

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