Attualità

Professione Architetto: il report CNAPPC

Il primo documento sullo status della professione di architetto

Il Consiglio Nazionale degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori (CNAPPC) ha pubblicato il primo Report “La professione di Architetto in Italia nel 2021”, un documento che contiene un’analisi approfondita sullo stato della professione dalla formazione allo scenario entro cui i professionisti operano.

La professione di architetto: i dati del report CNAPPC 

Il report CNAPPC segnala che al 31 dicembre del 2020 erano iscritti all’albo 153.692 architetti. Nell’ultimo decennio la crescita del numero di architetti iscritti ha registrato una progressiva stabilizzazione ed è pari a circa 2,6 ogni mille abitanti, un’unità ogni mille abitanti in più rispetto a quanto si registrava all’inizio degli anni 2000.

In particolare, il 2021 si è mostrato un anno eccezionale in cui il saldo complessivo è stato superiore alle 4.000 unità grazie a condizioni di mercato favorevoli e un’ aspettativa molto positiva di crescita del settore delle costruzioni, alimentata dagli incentivi per la riqualificazione edilizia (superbonus, bonus facciate, sisma bonus, cessione del credito, etc.).

Interessante la differenza tra iscritti alla sezione A e alla sezione B dell’albo: a settembre 2021, su un totale di circa 157 mila architetti iscritti all’albo, 153 mila sono iscritti nella sezione A, mentre nella sezione B, a cui si accede con la laurea triennale (in particolare L-17 e L-21, ma anche L-07, L-23 e L-32), sono appena 4.190. Come spiega il report, la figura degli architetti junior appare ancora debole, con scarse capacità tecniche e con minori possibilità occupazionali.

Architetti in Italia, distribuzione geografica e confronti con l’Europa

Roma è la provincia italiana con il maggior numero di architetti, (18.390 a fine 2020), seguita da Milano (12.139), Napoli (9.430) e Torino (6,674). Le quattro province da sole rappresentano poco più del 30% degli iscritti totali. In Europa, l’Italia continua ad essere il paese con il più alto numero di architetti in attività, sia in termini assoluti sia in termini relativi: secondo i dati raccolti dal Consiglio Europeo degli Architetti (ACE), gli architetti italiani rappresentavano nel 2020 più del 27% del totale europeo.

Circa il 42,5% di architetti sono donne, ma il gender gap sulle retribuzioni rimane piuttosto evidente (circa 500 euro di differenza). Negli ultimi dieci anni, tra 2010 e 2020, le donne architetto iscritte all’albo sono cresciute del +13,9%, vale a dire 8 mila architetti in più. Cresce anche l’età media: nel 2021 il 43,6% degli architetti italiani ha ormai più di 51 anni, mentre la percentuale di architetti con meno di 41 anni è scesa al 28,4%.

Redditi architetti in Italia: i dati pre-pandemia

Dopo il minimo del 2016 con un reddito medio sceso a 18.825 euro, il reddito dei progettisti mostra una promettente ripresa, risalendo a poco meno di 22.300 euro (+12,4% tra 2019 e 2016) in base ai dati di Inarcassa.

In termini puramente economici, è evidente come lo squilibrio intergenerazionale in Italia sia particolarmente accentuato. Rapportando i redditi per classe di età con il reddito medio degli architetti cinquantenni si osserva come in Italia i più giovani (ventenni) registrino guadagni medi inferiori del 52%, mentre nella media Europea (escludendo gli architetti italiani) la discrepanza sarebbe intorno al 43%. Per gli architetti trentenni i redditi risultano mediamente inferiori rispetto ai colleghi più maturi del 31% in Italia e del 25% nel resto d’Europa, con la forbice che comincia a chiudersi solo dopo i 40 anni.

Inoltre, il reddito complessivo della categoria si mostra significativamente inferiore rispetto a quello dei colleghi europei. Nel 2020, infatti, la media italiana si è attestata a circa 25.700 euro, una media da paragonare con una generale europea di circa 35 mila euro. In base alle indagini ACE gli architetti italiani registrerebbero un reddito medio superiore soltanto a Ungheria, Croazia, Polonia, Romania, Grecia, Portogallo e Serbia.

Interessante confrontare i parametri economici medi degli studi di architettura con le altre professioni tecniche. Rispetto agli studi di ingegneria, ad esempio, sempre considerando il dato del 2018, emerge un fatturato medio molto inferiore (il 25% in meno) e una percentuale di costi nettamente superiore, circostanza che comprime il reddito degli architetti rispetto a quello medio degli ingegneri (il 43% in meno). Costi medi più elevati per gli studi di architettura si misurano anche rispetto alle altre categoria professionali (geologi, agronomi e periti industriali).

Indagine campionaria sugli iscritti all’albo

Il CNAPPC ha anche segnalato che nei prossimi giorni sarà trasmesso ai Consigli degli Ordini un questionario da compilare a cura dei colleghi iscritti con l’obiettivo di implementare un’ indagine campionaria che raccolga informazioni di carattere quantitativo e qualitativo sull’attività svolta dai professionisti iscritti all’Albo circa formazione, formazione continua, condizione lavorativa, caratteristiche degli studi, reddito, composizione della clientela, settore di attività, ambito territoriale di attività, aspettative di mercato e utilizzo di strumenti innovativi.

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