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Pericolo contraffazione

I pavimenti ricavati da legno di recupero sono di moda, possono essere belli, ma non sempre sono davvero antichi come si vuole far credere. Ecco quali sono i metodi scientifici per smascherare gli impostori

Viviamo un momento molto particolare, non passa giorno che non vi siano notizie riguardo a qualche furbetto di quartiere che riesce a raggirare il malcapitato di turno.

Anche il mondo del legno, contrariamente a quanto si può pensare, è vittima purtroppo di questo malcostume nazionale. Infatti, mobili d’epoca, dipinti su tavola, arredi in generale, sculture lignee, cornici, travi, strumenti musicali, già da tempo immemorabile sono oggetto di tentativi, anche molto ben realizzati, di contraffazione. E anche il parquet non è rimasto immune da tentativi simili. Vi chiederete: “ma come è possibile?”. Negli ultimi decenni, soprattutto per ragioni commerciali, è iniziato un florido commercio di manufatti lignei destinati a essere impiegati come pavimentazioni in legno all’interno di abitazioni spesso di pregio. Vi starete chiedendo cosa significhi. Ebbene è molto semplice: il materiale in questione viene ceduto come “antico”, risalente a chissà quale epoca e recuperato dopo inimmaginabili avventure da chiese, castelli, fattorie, templi e -ultimamente- anche semplici abitazioni o ex centri di preghiera. Insomma, un po’ da tutte le parti del mondo. Ovviamente, è un materiale rarissimo e che, aspetto importante, ve n’è una quantità molto limitata, pertanto “siete fortunati e privilegiati perché l’acquistate” o almeno così riferiscono sempre gli incauti acquirenti. La domanda è: ma quante sono ancora queste strutture “antiche” che vengono smantellate e dalle quali si preleva questo materiale datato? È tutto vero o nel mezzo della fornitura, se non interamente, abbiamo anche del “semplice legno” molto più recente?

Come riconoscere il legno antico
Il problema è come possiamo difenderci dalla truffa o meglio come possiamo riconoscere se ci stanno propinando del legno, buono, bello, ma non così unico e antico? Partendo dalle cornici, come si può osservare nell’immagine 1, queste ultime sono supporti di quadri in legno di Quercia, degli antichi maestri fiamminghi. Bisogna prestare attenzione, perché potrebbe essere una cornice “recente” su tela originaria quindi antica o viceversa, ovvero tela recente su cornice antica. legnoLa presenza dei fori di sfarfallamento degli insetti (tarli) in superficie, otturati durante la stesura della preparazione, possono essere rivelati dalla radiografia ai mettevano nel preparare le loro opere permette di escludere la possibilità che utilizzassero supporti in legno tarlati; spesso però i falsari non si sono limitati a utilizzare vecchie tavole ma hanno dipinto le loro opere al di sopra di antichi dipinti di scarso valore. La rimozione della pittura originale non è sempre completa, per la difficoltà dell’operazione e per i molteplici rischi di rovinare il prezioso supporto, cosicché alcuni esami come la radiografia possono rivelare la presenza di composizioni sottostanti di epoca posteriore rispetto a quella che si presumeva appartenesse il dipinto. Generalmente i manufatti vengono “osservati” in superficie, quindi nessun danno. Però con i metodi analitici occorre il campione, di conseguenza una modifica o distruzione anche minima di un frammento del manufatto. Esistono comunque vari metodi per la verifica preliminare dei manufatti lignei, sui quali sussistano dubbi circa l’autenticità; metodi semplici o più sofisticati. Vediamo sinteticamente quali sono.

METODI SEMPLICI:
• Microscopio ovvero ottico, stereoscopico, a fluorescenza, oppure laser; questo metodo richiede la selezione di un campione che viene scelto in relazione al dato che dobbiamo ottenere, la dimensione e il taglio.
• Una volta prelevato il campione utile alla propria indagine, si seguono i seguenti passaggi:
• Cross Section • Sezione sottile
• Luce fluorescente
• Esame chimico
• Analisi chimica o micro chimica a goccia
• Prove specifiche di colorazioni di lamine sottili

METODI SOFISTICATI:Questi ultimi sono, come indica anche la terminologia, metodi più complessi e costosi, che richiedono una strumentazione molto sofisticata, ovvero:
• Metodi spettroscopici
• Spettroscopia atomica
• Spettroscopia di emissione (emissione, attivazione neuronica, microsonda elettronica, fluorescenza a raggi x)
• Spettrometria di assorbimento (assorbimento atomico, spettrometria di diffrazione)
• Spettroscopia molecolare (spettroscopia di assorbimento UV, spettroscopia di assorbimento IR)
• Tecniche di separazione (spettrometria di massa, cromatografia) Quindi appare subito evidente che il ricorso a laboratori specializzati o anche strutture statali specifiche per beni artistici, sia assolutamente indispensabile.

Metodi per la datazione del parquet
Se invece abbiamo dubbi in merito a manufatti per parquet, che abbiamo acquisito convinti di avere in casa un pavimento super centenario, come possiamo scoprire se sono autentici, quali sono i metodi eventuali di verifica? Esistono almeno tre procedimenti specifici che si possono impiegare per la datazione del legno:
• la dendrocronologia,
• il 14C (radiocarbonio)
• la spettroscopia molecolare.

La dendrocronolgia: è un tipo di analisi che consente di determinare le date del taglio dei tronchi da cui è stato realizzato il legname posto in opera, individuando l’anno e, a volte, addirittura la stagione in cui è avvenuto l’abbattimento. Il grado di precisione della datazione dipende strettamente dal tipo di lavorazione degli elementi in esame, per esempio la presenza di tracce di alburno consente di ricostruire con formule matematiche, gli anelli di alburno mancanti e individuare un ristretto ambito cronologico in cui si colloca la data di abbattimento della pianta. Ovviamente l’esame di più elementi coevi fra di loro semplifica l’indagine permettendo l’identificazione di andamenti di crescita comuni a più alberi. Lo spessore degli anelli, con crescita annuale, dipende comunque dalle condizioni atmosferiche. La forma caratteristica degli anelli è un elemento comune a tutti gli alberi di una stessa specie e di una stessa regione dato che sono stati sottoposti alle stesse condizioni climatiche, ambientali ed anche calamità naturali. Quindi al fine di definire questo metodo “assolutamente preciso” occorrerebbe un modello di tutte le specie esistenti in ogni zona geografica di ogni paese, cosa che a oggi ancora non è stata realizzata.

14C ovvero radiocarbonio: tecnica usata per la datazione di oggetti di natura organica, che si basa sulla misurazione degli atomi radioattivi del carbonio 14 contenuto in qualsiasi materia organica. Dato che l’attività radioattiva del carbonio 14 decresce con il passare del tempo, misurando quella residua si può conoscere l’età del campione. Attenzione però, sussiste un margine di errore di 300 anni! Quindi appare subito evidente che se applicata a manufatti che sicuramente hanno qualche migliaio di anni, un margine di errore pacifico di 300 anni non sposta assolutamente il risultato finale. Altro aspetto se lo volessimo impiegare su manufatti che si sospetta abbiano “solo” qualche centinaio di anni; sarebbe un’indagine del tutto inutile. Per esempio, ogni tanto capita che qualche acquirente richieda se il proprio pavimento sia del ‘700 oppure dell’inizio ‘900. Con il margine di errore consueto di circa 300 anni, appare subito evidente che l’esame in questione sarebbe inutile e, soprattutto, inattendibile. La datazione avviene per confronto fra l’attività del 14C contenuto nel reperto e quella del campione standard di acido ossalico preparata il 1° Gennaio 1950 dal National Bureau of Standards, U.S.A. Proprio per questo il metodo può avere dei limiti originati dalla variazione di concentrazione di 14C negli ultimi due secoli; in particolare dalla rivoluzione industriale (seconda metà del XVIII Sec) quando con la combustione di carbone fossile si è riportato in atmosfera 12C diluendo il 14C presente (nel 1950 il rapporto fra 14C e 12C è stato stimato inferiore del 3% rispetto a quello di inizio XVIII Sec). Esperimenti atmosferici nucleari i neutroni prodotti dalla fissione hanno portato alla formazione di nuovo 14C che è sommato a quello preesistente (nell’atmosfera di oggi è presente circa il 20% in più di 14C rispetto al 1950).

La spettroscopia molecolare: è l’ultima arrivata, una nuova l’applicazione per l’accertamento dell’età di manufatti in legno. Si basa su alcuni fattori certi, ovvero sappiamo che ogni sostanza organica è composta da molecole i cui legami chimici assorbono le radiazioni infrarosse emesse dal medesimo strumento a determinati valori di onda. Questi assorbimenti danno origine a uno “spettro”, quindi inserendo nello strumento una quantità di polvere di legno di un albero appena tagliato si ottiene la curva dello spettro del legno in funzione della sua composizione chimica complessiva (in pratica un’impronta digitale di uno specifico legno) quando il legno invecchia, lo strato esterno degrada molto rapidamente rispetto alla parte interna. Con questa procedura la zona o il paese di crescita non influenza la misura di datazione del legno medesimo, come può avvenire con la procedura di dendrocronologia. I medesimi legni delle varie specie, hanno lo stesso processo d’invecchiamento in tutti i continenti, esclusi i paesi a clima tropicale dove crescono e decadono più rapidamente (Africa Equatoriale, Asia Sudorientale, e via dicendo) e le regioni con lunghi periodi con temperature sotto il punto di congelamento (Canada, Finlandia, ecc…); per questi legni vengono utilizzate specifiche tabelle. Quindi, prima si deve necessariamente procedere al riconoscimento del tipo di legno e successivamente alla datazione. Per quanto riguarda la maggior parte dei legni comunemente usati nella produzione di oggetti artistici, possono essere datati abbastanza agevolmente. Questo sistema offre insieme alla datazione anche l’individuazione del tipo di legno con due letture diverse: “spettroscopica” e “spettrografica”.
Conclusione Come si è visto i metodi per verificare la datazione di un elemento di legno, sono molteplici ed anche complessi; quindi appare chiaro che se vi propongono del materiale unico nel suo genere in quanto antichissimo, occorre prudenza e cautelarsi al massimo. Oltre a pretendere delle garanzie scritte, sarebbe opportuno precisare che ci si riserva di fare delle verifiche strumentali sul lotto proposto prima dell’acquisto definitivo. Sicuramente chi non ha niente da nascondere non avrà problemi ad accettare la verifica.

APPROFONDIMENTO SUL PROCEDIMENTO DI SPETTROSCOPIA MOLECOLARE
• Solo l’analisi spettroscopica può riconoscere l’impiego di legno vecchio per falsi recenti.
• La misurazione spettroscopica dà risultati certi anche nel periodo dal 1650 a oggi, che costituisce come detto una lacuna per il metodo 14C; inoltre viene misurato il decadimento del legno in modo identico per tutta l’ampiezza del tronco.
• La misurazione è indipendente dal clima del luogo di crescita dell’albero e dell’ambiente di conservazione dell’oggetto in disamina. • L’analisi spettroscopica riconosce la maggior parte dei tipi di legno comunemente impiegati, fattore questo importante per il restauro e la valutazione di importanti oggetti d’arte.
• La datazione non è alterata da processi di invecchiamento artificiale del legno.

pioppo

Alcune limitazioni del metodo spettroscopico
Il campo di applicazione è attualmente ideale per età comprese tra i 20 e 800 anni. Il margine di errore della datazione (in funzione della purezza e integrità del campione, del tipo di legno, ecc) è mediamente di +/- 10 anni; aumenta con l’età del campione e può raggiungere dopo i 800 anni di età un errore anche di +/- 50 anni. Come possiamo osservare nella seguente tabella, che pone a confronto i due metodi ovvero l’ultimo impiegato della spettroscopia e il 14C Radiocarbonio (il più citato solitamente), si possono osservare le differenze di età delle quali tenere conto durante gli esami.

carbonio14

Prelievo di un campione di legno per datarlo con metodo di spettroscopia molecolare
È necessario il prelievo di pochi milligrammi di polvere di legno (15-20 mg) che vanno prelevati con una punta a forma di fresa del diametro di 2,5 mm (profondità del prelievo solitamente intorno ai 4-6 mm). È una tecnica che viene definita “invasiva” ma dato che il foro è simile a quello di un tarlo, trattasi di una quantità di campione veramente contenuta.

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