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Quando la colla scolla

Quando la colla scolla

Mi sono trovato nuovamente in una situazione di contenzioso legale, che poteva essere tranquillamente evitata. Sarebbe stato sufficiente un pizzico di buon senso e, soprattutto, essere a conoscenza delle caratteristiche tecniche dei materiali che erano stati impiegati nel corso dei lavori. Oggetto dell’indagine era una pavimentazione di parquet monostrato con uno spessore di 22 millimetri circa, una tipologia di materiale descritta nella norma “UNI EN 13226:2004 Pavimentazioni di legno – Elementi legno massiccio con incastro maschio/femmina”. Un prodotto che possiamo descrivere come qualitativamente importante, soprattutto come formato.
La specie legnosa del manufatto in disamina era Rovere (Quercus Spp), posto in opera a cassero sfalsato o tolda di nave, dalla porta di accesso principale fino a coprire tutti i vani pavimentati, per un totale complessivo di circa 350 metri quadrati.

Problema: il parquet si distacca

La superficie pavimentata, oggetto della disamina tecnica, copriva due separate unità immobiliari sottoposte a una seria e ben fatta ristrutturazione edile. La pavimentazione in legno era distribuita su due livelli in entrambe le unità immobiliari. Per prima cosa si è proceduto alla verifica dei singoli pavimenti per ogni vano, con metodo visivo, e avendo l’incidenza di luce naturale sia di fronte che di spalle. La pavimentazione lignea è stata posta in opera con metodo d’incollaggio totale, utilizzando un adesivo di natura sintetica bicomponente.
Il supporto di posa era in cemento tradizionale di nuova costituzione, gettato da oltre sei mesi prima dell’inizio dei lavori di posa in opera del parquet.
Il parchettista, come riferitomi, aveva anche eseguito una verifica del contenuto di umidità nel piano, ma non conosciamo il metodo impiegato se elettrico o per reazione chimica.
Il trattamento protettivo superficiale era di natura filmogena con prodotto verniciante all’acqua a basso impatto ambientale.
Nello specifico, in tutte e due le unità immobiliari, erano segnalate problematiche per la presenza di molteplici zone del pavimento in opera, che sottoposte a sollecitazione manuale con lo strumento apposito, il martello di plastica rigida da 500 grammi, riportavano suoni cupi. La situazione non lasciava dubbi: quest’indizio, solitamente, è il segnale di un distacco degli elementi lignei dal piano di posa.

Le fasi dell’indagine

È stata presa in esame una porzione di pavimento che risultava essersi sollevata e distaccata dal piano di posa. In proposito è importante evidenziare come non fossero osservabili le deformazioni dimensionali nei lati longitudinali delle singole doghe (immagine 1).
La superficie lignea risultava, infatti, completamente complanare. Dopo l’asportazione di una doga si è proceduto all’esame della sua contro faccia e chiaramente al rilievo del contenuto di umidità in peso nel piano di posa. Ritengo sia sempre utile condurre questa operazione, anche se eseguita a distanza di qualche mese, poiché un pavimento in legno non si distacca senza che qualcosa disturbi la propria stabilità. Ho proceduto quindi con metodo a reazione chimica altrimenti conosciuto come “carburo” secondo la norma UNI 10329 del febbraio 1994. Seguendo questa prassi abbiamo fatto reagire il composto prelevato dal piano di posa a circa 6 centimetri dalla superficie: abbiamo avuto come risultato un valore poco inferiore al 2 per cento. Il risultato ottenuto era in linea con i parametri di consuetudine nel settore e con quanto indicato anche al punto 4.2.2.3 pag. 4 della norma UNI 11371 “Massetti per parquet e pavimentazioni in legno – proprietà e caratteristiche prestazionali”. (immagini 2 e 3) In questa fase, quando si sono sollevate le doghe per eseguire il prelievo di cemento, si è potuto osservare il metodo d’incollaggio adottato e la “stesura nonché rigonatura” dell’adesivo.
Abbiamo quindi constatato la prima e più evidente anomalia: l’altezza della rigonatura dell’adesivo, lasciata dalla spatola impiegata, era molto bassa.
Questo comporta, per prima cosa, una bassissima adesione del collante stesso alla contro faccia della doga lignea o viceversa, soprattutto tenendo conto che in questo caso il materiale impiegato ha notevoli dimensioni nominali, in pratica sono listoni incollati (immagini 4 e 5). Sono emerse poi, nella disamina delle pavimentazioni in opera, il distacco dal piano di posa di molte altre porzioni di pavimento (immagine 6).
Inoltre, un altro particolare del quale tenere conto, insieme ai “suoni cupi a vuoto” delle singole doghe, erano anche movimenti in verticale delle relative porzioni di pavimento. Non si erano però rilevate deformazioni dimensionali evidenti delle singole doghe, questo nonostante il legno in opera esaminato con strumentazione a conduzione elettrica, avesse dato risultati di stima appena superiori al valore massimo previsto dalle normative di riferimento. Il metodo di misurazione del contenuto di umidità, adottato nel contesto in esame, era quello previsto dalla norma UNI EN 13183-2.

Analisi delle cause:

Premesso che la disamina si basa su quanto rilevato in sito al momento del sopralluogo, si può ritenere che il distacco delle doghe sia riconducibile, con ragionevole certezza, ad alcuni fattori quali:
1) Contenuto di umidità nel legno in opera.
Tenuto conto del fattore temporale, ovvero il periodo trascorso dall’ultimazione dei lavori di posa in opera e la stesura della finitura protettiva, per arrivare alla scoperta delle anomalie nella pavimentazione lignea, è molto più plausibile una problematica originata da una bassa adesione del collante, che non è stato in grado di contenere i movimenti anisotropi delle doghe a seguito dell’adsorbimento di umidità dall’ambiente. Ricordiamo, infatti, che si tratta di un’unità abitativa sottoposta a una pesante ristrutturazione edile, per cui negli ambienti è possibile una presenza di umidità relativa superiore ai valori indicati notoriamente nelle documentazioni tecniche dei prodotti. Spesso, purtroppo, viene dimenticato il processo secondo il quale il materiale ligneo non può essere immune , cioè l’equilibratura dinamica igroscopica del legno. Nel caso esaminato, si è rilevata una presenza di umidità nel legno in opera, appena superiore al massimo valore previsto dalla norma del prodotto di riferimento. Non erano presenti in loco rimanenze originali del materiale ligneo, adeguatamente confezionato, per poterne verificare il contenuto di umidità in stima facendo poi un confronto con quanto rilevato a distanza di tempo. Tuttavia, ritengo che data l’assenza di deformazioni dimensionali e l’aumento in larghezza delle doghe che compongono la pavimentazione in legno, si possa ragionevolmente escludere problematiche connesse al manufatto fornito.
2) Bassa adesione e rigonatura non idonea per il formato ligneo.
La verifica dell’incollaggio, eseguita manualmente con martello di plastica rigida da 500 grammi di peso, ha dato come risultato alla percussione un suono sordo su ben oltre il 50 per cento della superficie pavimentata.
Consideriamo che è stata condotta solo ed esclusivamente in corrispondenza di elementi lignei posizionati nelle zone calpestabili.
Non è stato possibile considerare la procedura di incollaggio e, di conseguenza, il diretto ancoraggio delle doghe in legno, come realizzato nel rispetto dello stato dell’arte vigente al momento nel settore. In particolare la stesura della miscela adesiva, ovvero l’altezza delle “righe” o “rigonatura” non è stata assolutamente proporzionata alle dimensioni degli elementi lignei del parquet. È mancato, quindi, un adeguato contatto fra l’adesivo e la contro faccia degli elementi lignei, tanto che sussistevano anche numerose doghe, degli elementi lignei sollevati, che erano del tutto privi di collante. Il collante, di ottima qualità, era ben reticolato; ma come si può osservare in alcune fotografie, in maniera del tutto casuale alcune zone presentavano una quantità di adesivo maggiore, tanto che nella fase di sollevamento e distacco dal piano di posa l’elemento ligneo ha asportato anche parte del massetto (immagine 7).
Al contrario, poi, c’erano zone dove l’adesivo non era neppure stato intaccato dal posizionamento dell’elemento ligneo sopra di esso. Questo mostra in maniera lampante la bassissima dimensione in altezza della rigonatura di adesivo lasciata dalla spatola impiegata.
D’altra parte la planarità del piano di posa, date le dimensioni delle doghe di legno impiegate, ha svolto un ruolo importante in questa dinamica, contribuendo al sollevamento delle porzioni di pavimento (immagine 8). Pertanto, nonostante la quantità abbondante di adesivo distribuito sulla superficie di cemento quale piano di posa, la pavimentazione in legno si è sollevata senza alcun problema. Da tenere poi presente che il sollevamento non deve essere inteso come un pavimento distaccato dal piano di posa a seguito di aumento dimensionale, quanto il fatto che il pavimento si presentava quasi completamente distaccato dal piano di posa senza mostrare deformazioni: se fosse stato possibile sollevarlo sarebbe venuto via tranquillamente nella sua interezza. In effetti, a ben vedere, non vi è stata alcuna tenuta e tanto meno contrasto dei movimenti dimensionali che il legno ha posto in essere a seguito dell’inevitabile fase di equilibratura dinamica igroscopica nell’ambiente.

Conclusione

La quantità di adesivo è importante, ma anche e soprattutto la metodologia di stesura del collante stesso e in particolare l’altezza del “rigo” di adesivo in relazione sia alle dimensioni delle doghe di parquet, sia alle caratteristiche del piano di posa. Non è un caso, infatti, che tra le varie verifiche che un parchettista deve eseguire preventivamente, oltre a quella fondamentale del contenuto di umidità in peso, assuma grande importanza anche quella di planarità.
Le ultime normative relative al controllo delle procedure della posa in opera dei pavimenti in legno, non a caso, riguardano molto da vicino la planarità dei piani di posa con verifiche mirate e ben specifiche. Altro particolare importante di cui tenere conto poi è il formato delle doghe. Un prodotto dalle dimensioni notevoli, in massiccio, che originariamente veniva sempre ed esclusivamente posto in opera per inchiodatura su magatelli inseriti nel cemento del piano di posa, può presentare molti rischi se posizionato solo per incollaggio.
Il legno, particolare che spesso viene dimenticato, tende ad equilibrarsi nell’ambiente dove è posizionato; quindi tavole dalle dimensioni notevoli possono sviluppare tensioni alquanto elevate che dovrebbero poi “scaricarsi” nella superficie del piano di posa. Queste tensioni passano attraverso il collante.
Ecco che oltre alla qualità dei prodotti, assume molta importanza anche la procedura di lavoro impiegata; solitamente diversi addetti ai lavori agiscono per abitudine consolidata nel tempo da decine di lavori. Invece è molto importante essere aggiornati, leggere le schede tecniche e partecipare anche a seminari professionali dove si spiegano le varie procedure ma anche le problematiche alle quali si può andare incontro quando si opera contro norma. Un consiglio ai parchettisti, aggiornatevi non abbiate timore di fare domande e chiedere il perché delle cose, perché come si dice: nessuno nasce “imparato”!

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