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Crisi Ucraina, rischio stop per le fabbriche di pavimenti in legno

L’allarme di Renza Altoè Garbelotto: “Non sappiamo quanto questa situazione durerà e quanto potremo resistere prima di fermare anche noi le macchine”

Preoccupa il conflitto tra Russia e Ucraina che a causa degli aumenti dell’energia e della difficoltà a reperire i semilavorati rischia di mandare in crisi le aziende che producono pavimenti in legno.

A lanciare l’allarme è Renza Altoè Garbelotto, Consigliere di Assindustria Venetocentro, Presidente nazionale del Gruppo Pavimenti di Federlegno Arredo e amministratore delegato dell’omonimo parchettificio con sede a Cappella Maggiore. L’imprenditrice trevigiana esprime grande preoccupazione per le aziende italiane del settore.

“Siamo molto preoccupati e non sappiamo quanto questa situazione durerà e quanto potremo resistere prima di fermare anche noi le macchine – afferma Garbelotto -. Da mesi siamo sotto pressione per la situazione economica globale che sta investendo tutte i settori, anche quello delle piastrelle, che soffre sia per il caro-energia che per la carenza di un additivo necessario per la fabbricazione delle ceramiche che proviene sempre della Russia”.

Il 90% dei pavimenti in legno è prefinito

Il 90% dei pavimenti in legno è rappresentato infatti da prefiniti, quindi con uno strato di legno nobile incollato ad un multistrato di fenolico di betulla, prodotto da di aziende che sono localizzate in Russia e Bielorussia, le uniche che producono questo semilavorato in quantità industriale. Un prodotto che era già stato oggetto di dazi da parte dell’Unione Europea alla fine dell’estate dell’anno scorso e di protezione anti damping. Difficoltà alle quali si è aggiunto il problema della grande richiesta di multistrato dopo il primo anno di pandemia, il 2020, durante il quale la produzione si era di fatto fermata: la ripartenza del comparto edile e la grande richiesta dalla Cina ha fatto sì che la reperibilità fosse minima e che i costi schizzassero alle stelle.

Pesano le sanzioni alla Russia

La guerra in Ucraina ha dato il colpo finale. Gli autotrasportatori dei semilavorati provenienti dalla Russia infatti hanno dovuto cambiare rotta, passando per la Polonia, dove ci sono code anche di 30/40 chilometri in dogana e la merce resta ferma settimane con ulteriore incremento dei costi. A ciò si sono aggiunti i dazi e le sanzioni imposti dall’Ue per tutte le merci che provengono dalla Russia e dalla Bielorussia.

Le scelte ecologiche di Garbelotto

La sensibilità ecologica che ha caratterizzato le scelte aziendali di Garbelotto in questi ultimi anni sta di fatto aiutando l’azienda ad affrontare le difficoltà del mercato. “Abbiamo ampliato le fonti di energia rinnovabili arrivando fino a più di 600 KWp grazie alla copertura degli stabilimenti produttivi con pannelli fotovoltaici di ultima generazione in grado di ammortizzare i costi energetici. In un’ottica green e responsabile siamo il primo parchettificio in Italia certificato EPD (Ennvironmental Product Declaration) che attesta un impatto aziendale minimo nei processi produttivi. “ Nel 2021 sono stati consumati in Italia circa 8.000.000 di mq di pavimenti in legno, di questi 5.200.000 sono stati prodotti in Italia, per la stragrande maggioranza prefiniti in cui viene usato il multistrato di fenolico di betulla che proviene dalla Russia. Le aziende che producono questo materiale sono dislocate lì perchè la betulla cresce lentamente in un clima freddo, acquisendo stabilità dimensionale, che in un pavimento in legno è fondamentale.

Preoccupa la possibile esclusione della Russia dal WTO

“In questi giorni – conclude Garbelotto – l’Inghilterra ha messo una tassa del 35% sulle importazioni di tutti i prodotti legati al legname provenienti dalla Russia. Il timore è che si arrivi anche qui a questo tipo di sanzioni, se non peggio, come l’esclusione della Russia dal WTO (World Trade Organization). In questo caso non sarebbe più possibile importare neanche un metro quadrato di multistrato, con la conseguenza di bloccare la produzione e di dover far ricorso alla cassa integrazione, cosa che non vorremmo visto il grande quantitativo di ordini in essere. Stiamo comunque già lavorando con i nostri reparti di ricerca e sviluppo per avere un ‘piano B’ e testare eventualmente nuovi performanti supporti”.

 

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