La realizzazione

Effetto Brasile

Rilancio dei valori umanistici, rigenerazione della ricerca scientifica e tecnologica, centralità del design inteso come processo intuitivo produttore di qualità: tutto questo e molto altro è l’effetto Brasile, una ricetta di sviluppo, una visione strategica potente, un caso da studiare

La mostra Paulo Mendes da Rocha. Tecnica e Immaginazione, svolta alla Triennale meneghina, ha messo in luce aspetti culturali e sociali molto significativi in Brasile

, dove urbanistica e architettura hanno prodotto tendenze che hanno fatto scuola ovunque, grazie a maestri di fama mondiale. L’evento di Milano ha evidenziato in particolare come l’architetto Mendes da Rocha si sia confrontato con le varie tipologie architettoniche e quali siano i suoi principi di progettazione attraverso un percorso tematico ricco di materiali. Con influenze tratte dal lavoro di João Batista Vilanova Artigas, il più importante architetto modernista brasiliano, divenne uno dei principali esponenti della scuola Paulista che si contrapponeva alle linee curve della scuola carioca, impersonata per esempio da Oscar Niemeyer, e realizzava edifici in cemento armato e acciaio caratterizzati da forme massicce e linee geometriche. Molte creazioni architettoniche sono presenti ovunque nel paese che nel 2014 ha ospitato il Campionato del Mondo di calcio: da Porto Alegre a Rio de Janeiro, fino Salvador, Brasilia,Manaus, Curitiba, Belo Horizonte, generando “contaminazioni” anche in altri continenti, fino in Italia. Parlare oggi di innovazione –come sappiamo– significa dare al design e alla creatività un ruolo che fino a ieri era assunto quasi esclusivamente dalla tecnologia. L’esperienza estetica –nella sua espressione più legata al “sentire”, al gusto e all’intuizione– permea ormai il consumo in tutto il mondo e riapre i giochi consegnandoci un mercato da ripensare e da ridisegnare. In questo contesto, alcuni mercati emergenti acquisiscono una centralità e un’importanza particolare, perché incarnano spontaneamente i paradigmi del futuro, come il Brasile, che in questo gioco è in prima linea. Un mercato di 200 milioni di abitanti in permanente trasformazione in cui il verso è multiplo: nuovi prodotti e servizi non più solo per i ricchi ma per una vigorosa classe media e nello stesso tempo un laboratorio creativo nella definizione di nuovi linguaggi e progetti in architettura, moda, design, grafica, arti visive, pubblicità. Quanto di più vicino ci sia all’incrocio tra arte, spirito del luogo (genius loci) e tecnologia: è in questa dimensione che va codificata l’ascesa innovativa del Brasile. Le diverse tendenze, infatti, trovano in questo Paese un catalizzatore di straordinario dinamismo. Paradossi culturali, dinamiche sociali contraddittorie, sorprendenti e talvolta drammatiche: in questo labirinto di realtà, culture e visioni, si muove il Brasile odierno, uno dei Paesi a più alta elaborazione di linguaggi espressivi e interscambio sul piano internazionale di cui sorprende, per esempio, il successo già qualche anno fa delle infradito Havaianas, che è diventato icona ed emblema. Non più folklore e stereotipi, ma un progetto felice che incrocia materia locale (il caucciù), semplicità, design e orgoglio nazionale. Una situazione complessa e allo stesso tempo di grande stimolo critico e creativo, che trova nello sviluppo progettuale del binomio Etica-Estetica molti casi di importante riferimento. Gli elementi di questo gran caleidoscopio culturale sono continuamente fertilizzati dal fattore umano, elemento fondante dell’identità brasiliana. Questo Paese si è creato lo spazio per una visione rinnovata delle professioni e del mercato: un rilancio dei valori umanistici, una rigenerazione della ricerca scientifica e tecnologica intorno a un nucleo forte di valori creativi che arriva dalla tradizione umana e sociale, una centralità del design inteso come processo intuitivo produttore di qualità, e la definizione di strategie a lungo termine che il mondo istituzionale ha saputo immaginare per l’integrazione socioculturale della diversità che il Paese dimostra di aver raggiunto, rispettando la propria vocazione arcobaleno. L’obiettivo allora diventa quello di porre l’Effetto Brasile al centro di una nuova visione strategica che concilia la qualità dell’ambiente, l’accessibilità dei prodotti, l’intelligenza del management e la felicità della vita quotidiana, secondo una pratica interdisciplinare, innovativa e umanistica. In questo gioco il Brasile – diventato la sesta potenza economica del mondo superando proprio l’Italia – ha ormai acquisito un ruolo decisivo come hanno dimostrato le ultime riunioni del G20. La visione brasiliana può rilanciare in questo modo non solo il Sud del mondo, ma anche i Paesi e le aziende europee che ne riconosceranno la centralità. A partire dalla metà degli anni ‘90, si sono manifestate decise controtendenze che riscoprono e rivalutano la memoria, le origini, le radici, il territorio, le narrazioni, l’etnico, oltre che la condivisione e la sperimentazione espressiva: tutto quello che rende il Brasile un Paese unico e originale. Parliamo di un nuovo percorso che sarà sempre meno solo tecnologico e sempre più anche culturale, alla ricerca di un nuovo senso dell’innovazione. Aggiudicarsi sia i Mondiali di calcio del 2014 che le Olimpiadi del 2016 ha significato in questo senso sancire la rilevanza internazionale di un Paese che diventa d’emblée il laboratorio globale della creatività pubblica. Anche corpo e bellezza tornano a cercare riferimenti nel canone della bellezza assoluta, che in Brasile spesso corrisponde alla magia della chirurgia estetica. La cura del corpo diventa una “nuova religione”, mentre bellezza e salute rappresentano “la salvezza”. Il tema del well-being che soprattutto a San Paolo, costituisce ormai uno straordinario laboratorio d’innovazione, si riflette inevitabilmente anche nell’architettura dell’ambiente stesso dell’uomo, sia domestico che lavorativo. Una cura coccolata, quasi materna, del proprio corpo come del proprio spazio di vita. Un attento uso dei materiali nella loro scelta, prima, e applicazione, poi. Fantasia nell’affiancare con coraggio materie a contrasto, abbinamenti decontestualizzati che generano nel fruitore inaspettato e gradevole stupore, atto a generare un divertimento abitativo che interrompa piacevolmente la routine.

I lavori presentati appartengono alla progettista brasiliana Cristiane Vaz
Brasiliana di São Paulo, ambiziosa, frizzante, 42 anni dedicati allo studio girando il mondo, laureata prima in Legge, poi in Architettura, opera dal 1996 nell’ambito progettuale a tutto tondo, con una carriera iniziata ad Atene, proseguita brillantemente tra di São Paulo e Rio de Janeiro. Esperta di illuminotecnica, vira con disinvoltura dalle interpretazioni classiche, alle etniche, alle più minimaliste, cambiando toni progettuali sintonizzando bisogni e aspettative della committenza. Una donna dall’imprinting internazionale che ama le sfide come linee guida del suo lavoro. Versatile e vulcanica, Cristiane Vaz traduce in alto design l’identità del cliente, generando ogni volta un prodotto progettuale “UNICO”, unico come ogni committente, unico come il nome della sua società (www.unicointeriores.com.br).

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