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Stabilire la qualità del parquet

Valutare la qualità di un pavimento in legno non è cosa da poco perché la sua stima può essere fatta solo basandosi su un aspetto oggettivo, quello tecnico e uno soggettivo, dato dalla soddisfazione dell’aspettativa del cliente finale.

Capita spesso di imbatterci nel confronto tra prodotto di qualità e uno scadente per indicare l’antitesi tra due prodotti dello stesso genere ma che possono soddisfare in maniera diversa. Il più delle volte si tratta di una contrapposizione terminologica più che di sostanza, volta a sostenere che un prodotto si presenta con componenti e caratteristiche di pregio, di interesse e di attrazione per l’uso che se ne andrà a fare, mentre l’altro come prodotto di scarso o di nessun valore, sempre in relazione a componenti e caratteristiche di utilizzo. Per quanto si possa convenire sul fondamento delle ragioni di una simile distinzione, occorre però tener conto che si tratta di una classificazione sommaria e generica, perché sommaria e generica è l’attuazione concreta del concetto di qualità, e in particolare di qualità di un prodotto, che così si va a fare.

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Qualità: un termine polivalente

“Qualità” infatti è un termine che può essere usato in diversi contesti e con diverse connotazioni, dall’ingegneria all’economia, dalla produzione al commercio. Per la stessa ragione è un concetto generale applicabile a diverse realtà e a diversi ambiti, con due altrettanto diversi possibili punti di vista: quello di chi la dichiara e quello di chi la percepisce. Il primo volto a esprimere la caratterizzazione propria del prodotto, il secondo la valutazione in relazione alla soddisfazione che quel prodotto reca in ragione della sua utilizzazione.
Conseguentemente, a non tenere ben distinti i confini e i contenuti di questa qualità, si corre il rischio di generare confusione con l’effetto indesiderato di non intendersi e quindi di dare spazio a non poche contestazioni. Non a caso in ambito economico si parla della qualità dal punto di vista dei clienti e della qualità dal punto di vista della produzione e dell’organizzazione aziendale. Ovviamente, la qualità dal punto di vista del cliente gravita fortemente intorno all’affidabilità del prodotto, in relazione alla sua funzione e al valore e in relazione al rapporto prezzo-caratteristiche. Dal punto di vista invece della produzione la qualità non può che attenere ai componenti e alla conformità del prodotto rispetto ai requisiti e agli aspetti tecnici che peraltro ne hanno determinato lo stesso processo produttivo.
Di fronte alla possibile polivalenza del concetto di qualità e della percezione della qualità, se vogliamo provare a tracciare una linea di mezzo che possa dare alla qualità il senso e il contenuto delle due diverse posizioni, perché la qualità possa essere intesa anche al di fuori di tecnicismi e di settorialità, cercando di stare all’interno dei principi e delle regole di mercato dei prodotti che ci riguardano più da vicino, alla qualità dobbiamo riconoscere e attribuire un’impronta al tempo stesso oggettiva e soggettiva. Oggettiva per gli aspetti e i connotati tecnici imprescindibili che un prodotto deve possedere per legge, per norma tecnica e per sicurezza; soggettiva per il gradimento e la soddisfazione dell’interesse individuale del destinatario e utilizzatore.

La qualità misurabile

Visto così, allora, il concetto di qualità potrebbe avere un contenuto più concreto di quanto si possa ipotizzare senza questa distinzione. E se è vero che dire che un prodotto ha un’alta qualità o una qualità superiore a quella di un altro prodotto non vuol dire nulla, perché in questo modo il concetto di qualità rimane fortemente astratto e fortemente relativo, è anche vero che a collocare la qualità di un prodotto all’interno delle sue caratteristiche, delle sue prestazioni, della sua idoneità all’uso, della particolarità del suo processo di produzione e della particolarità dei suoi componenti, si va ben al di là dell’incerto e dell’astratto e ci si colloca all’interno di termini di confronto e di riferimenti concreti e tecnicamente misurabili. Se poi a questo si aggiunge l’idoneità a soddisfare le esigenze del singolo che a quel prodotto si rivolge, allora la qualità assume anche un criterio particolare e preciso, oltre che concreto. Conseguentemente anche la valutazione della qualità di un prodotto potrà avere un riscontro più concreto e particolare, collocandosi all’interno del rapporto tra l’idoneità a soddisfare un’esigenza (che è quella che deve presentare un prodotto) e l’aspettativa di poter soddisfare la propria esigenza con quel prodotto (che è ciò che motiva ogni potenziale acquirente).
Per queste ragioni a dare concretezza al concetto di qualità contribuiscono certamente anche la progettazione (del prodotto) e i possibili criteri di valutazione e misurazione della (sua) qualità: la progettazione, perché deve guidare la produzione avendo sempre presente l’obiettivo finale e quindi non perdendo mai di vista che componenti, regole tecniche, processi di lavorazione, durabilità, design e utilizzazione siano funzionali all’uso e alle possibili aspettative d’uso dei destinatari; la valutazione e misurazione della qualità, avendo a riferimento che la soddisfazione dell’esigenza personale deve sposarsi necessariamente con regole tecniche, principi di sicurezza, facilità d’uso e facilità di eliminazione, e non solo con convenienza economica.

Confronti tra qualità e soddisfazione delle aspettative

Come già detto, stando così, anche per ciò che attiene al settore qui interessato la qualità di un prodotto non può essere intesa diversamente dalla caratterizzazione di quel prodotto, o meglio dall’insieme delle sue proprietà e caratterizzazioni che ne qualificano l’idoneità in relazione a un determinato uso. Quell’uso che è proprio il motivo e l’obiettivo che orienta e avvicina l’acquirente. Saranno, infatti, quelle caratterizzazioni ad attribuire a quel prodotto la connotazione del suo particolare modo di essere proprio in relazione a quei particolari aspetti e a quelle particolari funzioni e utilizzazioni che determinano l’interesse del potenziale acquirente e utilizzatore.
Conseguentemente il confronto tra la qualità di prodotti diversi non sarà dunque attendibile se non verterà intorno a tali caratterizzazioni. E conseguentemente ancora l’intesa sul rapporto tra l’idoneità a soddisfare un’esigenza (che è quella che deve presentare un prodotto) e l’aspettativa di poter soddisfare la propria esigenza con quel prodotto (che è ciò che motiva ogni potenziale acquirente) non potrà trovare migliore e più esplicita collocazione che all’interno dell’accordo contrattuale, perché è proprio nel contrapporsi delle rispettive posizioni delle parti contrattuali che dovranno emergere non solo le caratterizzazioni e le specifiche del prodotto, ma anche la funzionalità di destinazione e l’uso particolare voluto.

In questo contesto, peraltro, i medesimi aspetti costituiranno anche i criteri di accettazione per l’uno e i criteri del corretto agire per l’altro. A maggior ragione poi se in quello stesso accordo contrattuale i prodotti che ci riguardano saranno presentati anche con richiamo espresso a quelle norme tecniche che tracciano confini e contenuti della loro qualità, da quelle più direttamente rivolte alle caratterizzazioni e alle proprietà di composizione a quelle rivolte alle caratteristiche prestazionali. Magari passando attraverso quelle relative alle classi d’aspetto, perché per quanto comunemente d’impatto estetico, queste ultime sono pur sempre rivolte a confermare principi e regole tecniche di prodotto e al tempo stesso anche a soddisfare quelli che tendenzialmente sono i motivi e le aspettative che spingono gli acquirenti.

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