La realizzazione

MARCHE da amare (e recuperare)

Da edificio agricolo a casolare. Un percorso di tre anni per rendere abitabile la struttura. Storie di (bio) architettura contemporanea

Un terreno fertile, lontano dalla grande viabilità, un vecchio edificio agricolo abbandonato nel corso del Novecento

, una mezza collina che lo ripara, il mare che brilla in uno scorcio mozzafiato. Siamo nelle Marche, a Grottammare, località Colle delle Quaglie. Qui un professionista romano di origine marchigiana ha deciso di realizzare la sua abitazione principale. Dal dire al fare… Tre anni sono passati, tra pensieri, parole e immagini. Un lavoro complesso e articolato, dal momento che tutto – secondo la volontà del committente – è stato costruito con materiale di recupero. Un lavoro che ha richiesto tempo e fatica, per trovare il materiale più idoneo e adattarlo ai nuovi spazi. Dai pavimenti alle travi, dal tetto ai rivestimenti, il materiale proviene interamente da precedenti costruzioni.

Il casolare

Dal patio anteriore si accede al piano terra, un grande open space che ospita cucina e soggiorno. Salendo le scale si accede al loggiato, con le camere da letto. Nonostante i pavimenti marchigiani siano tradizionalmente in terracotta, tutto il primo piano, 100 metri quadrati circa, è rivestito con un pavimento in rovere piallato (by Fiemme 3000), con un trattamento molto leggero che esalta tonalità, venature e segni del tempo. “Nelle zone nobiliari degli appartamenti – spiega l’architetto – occasionalmente si usavano tavolati in legno”.

Mobili antichi marchigiani in legno, insieme a pezzi unici trovati nei mercatini di antiquariato, completano l’arredo. E poi lavelli antichi, scavati nel marmo e nella pietra, ceramiche smaltate su un biscotto di terracotta, porte e finestre in legno dipinto secondo le tradizioni locali. Tutto è fedele e in sintonia con il paesaggio, con la storia.
Completa il bucolico quadro una grande piscina esterna a sfioro, che sembra quasi volersi ricongiungere con il mare.

L’architetto Sandro Mariani

Laureato in architettura a Roma nel 1975, dopo alcuni anni di attività in tutta Italia, nell’ultimo periodo Mariani si è occupato prevalentemente di ristrutturazione e recupero di edifici storici in tanti piccoli centri abitati ancora incontaminati delle splendide Marche, la sua terra.

Il casolare in questione è stato per l’architetto una sfida con se stesso, soprattutto perché si è trovato a lavorare con materiali recuperati e dalle misure più disparate; complicato anche trovare manodopera qualificata, in grado di eseguire questo tipo di lavori.

Quanto alla scelta del legno, Mariani non ha mai avuto indecisioni: “…L’abbiamo toccato, posato a terra, tastato con le mani. E poi la quercia è un’essenza nostrana, vicina alla nostra storia agricola”.

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