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Stop, non si posa

Uno strano odore proveniente dal massetto mette in allarme parchettista e proprietario dell’appartamento, che decide di procedere con qualche verifica

Mi capita spesso, nel mio lavoro di consulente, di venir interpellato perché, dopo la posa in opera o il ripristino di un parquet, si avvertono odori più o meno fastidiosi. Questa volta la telefonata, con relativa richiesta di disamina, è arrivata sempre per un caso di “odori”, ma quando ancora non c’era il pavimento a terra… E neppure un solo grammo di adesivo o di prodotti impermeabilizzanti era stato introdotto all’interno dell’abitazione.
Il cliente in sostanza si lamentava di percepire degli odori talmente pungenti e molesti da rendere impossibile, a suo dire, il soggiorno all’interno della sua nuova abitazione, di recente costruzione. Anche il parchettista, chiamato a porre in opera una nuova pavimentazione di legno, si rifiutava di eseguire il lavoro almeno fino a quando non fosse stata accertata l’origine di questo odore; si rifiutava di fare il lavoro anche perché non voleva rischiare – una volta introdotte in casa le materie prime necessarie – di essere indicato lui come responsabile della fonte dell’odore. Al sopralluogo, condotto in un appartamento insolitamente vuoto (nessun pavimento e nessun materiale), hanno partecipato sia il parchettista che il proprietario. Inizia la ricerca della fonte Le indagini che ho condotto prevedevano il prelievo dall’unità immobiliare di alcuni campioni di cemento, dato che era l’unico materiale presente “sospettato” di essere la fonte dell’odore misterioso; è stato eseguito inoltre un campionamento ambientale mediante prelievo attivo.
Tutte le indagini, di natura chimica, sono state portate avanti con la preziosa collaborazione del dottor Sarti di Firenze, immancabile collaboratore del sottoscritto oramai da anni.
Il supporto – massetto cementizio predisposto per accogliere una pavimentazione in legno – emetteva degli odori come di sostanze organiche e la committenza richiedeva di individuarne la natura e, sulla base della etichettatura, “i rischi” di esposizione a tali (presunte) sostanze chimiche.
Come anticipato, abbiamo proceduto a un campionamento ambientale su fiala di carbone attivo dell’aria in prossimità del massetto e a una successiva indagine gas-cromatografica, in accordo alla metodica UNI 13649 per le Sostanze Volatili. Il tracciato mostrava alcuni picchi, non ben definiti e risolti, a elevati tempi di ritenzione, fatto che indicava la presenza di sostanze volatili “alto-bollenti” ossia con elevate temperature di ebollizione (maggiori di quelle dell’acqua, ossia maggiori di 100 °C). Con tale tecnica non era però possibile individuare con certezza la sostanza responsabile degli odori, anche perché nella zona interessata del tracciato si trovavano numerose sostanze con le caratteristiche chimiche indicate e questo non consentiva un loro riconoscimento sicuro.

Ulteriori indagini

Si è allora proceduto ad acquisire alcuni frammenti di massetto cementizio e a eseguire due tipi di indagini:

  • Verificare la solubilità in acqua di tali “odori” ossia verificare se vi era rilascio in acqua degli stessi, ponendo alcuni frammenti di massetto in acqua distillata;
  • Eseguire su altri frammenti, chiusi in “vials ermetici”, una indagine di gas-massa per riconoscerla con certezza.

La prima prova ha mostrato che il rilascio avveniva, ma in modo parziale: l’acqua in contatto con tali frammenti ne acquisiva l’odore, che però permaneva anche nella fase solida cementizia, dopo che i frammenti sono stati recuperati dalla soluzione acquosa.
Ciò significa che la sostanza responsabile degli odori è polare e probabilmente in miscela con altre apolari, che non vengono del tutto rilasciate per immersione in acqua. La seconda prova (gas-massa) ha individuato con precisione la sostanza: trattasi di alcool iso-ottilico detto anche 2-Etil-1-Esanolo, un alcool a elevato punto di ebollizione (183-186 °C) classificato “irirtante” per gli occhi e la pelle. La sostanza è appunto polare (per la presenza della funzione alcolica –OH), ma, dato il numero di atomi di carbonio (8 atomi), non molto solubile in acqua (1,5 g/litro); inoltre, a livello commerciale, la sostanza è spesso associata a suoi isomeri con punto di ebollizione molto prossimo (e ciò spiega la presenza di numerosi picchi gas-cromatografici nel tracciato iniziale, quando è stato fatto un campionamento da fase gassosa).

Sostanze e rischi

Uno degli usi più comuni di tale sostanza è quello di solvente e/o “veicolo” per preparati anti-muffa e antiumido quali fenoli e polifenoli; in effetti, nell’indagine gas-massa compaiono anche piccole tracce di “fenolo” (il più semplice alcool aromatico) etichettato “tossico” e con caratteristiche di anti-muffa.
Preciso che, per poter definire i rischi associati a tali sostanze, avremmo dovuto conoscere l’esatta quantità presente nel massetto (impossibile con i dati che erano in nostro possesso), per cui quanto segue potrebbe essere smentito se venissero reperite le quantità applicate al momento della effettuazione del manufatto. La sostanza presente in quantità più rilevante è appunto l’acool iso-ottilico, con etichettatura Xi ossia “irritante” e presenza delle frasi di rischio R 36, 37, 38 (irritante per pelle, gli occhi e le vie respiratorie); non è invece definito un TLV – TWA, ossia un limite espositivo in ambiente di lavoro che in genere per tali sostanze è abbastanza elevato.
Ne consegue che l’esposizione a tale solvente non dovrebbe comportare rischi significativi; tuttavia, la persistenza nel manufatto potrebbe essere assai prolungata nel tempo con disagi (quantomeno olfattivi) nell’ambiente abitativo che non possono essere esclusi a priori anche dopo il completamento della pavimentazione. Il fenolo è invece etichettato “T” = Tossico e presenta frasi di rischio R “23/24/25 34-48/20/21/22-68”, per cui risulta “tossico per ingestione, inalazione e contatto con la pelle” e con TLV-TWA (per ambienti di lavoro) di 19 mg/mc.
Tuttavia, a contatto con il cemento (come si trova), ossia in ambiente basico (pH >7), si trasforma in ione fenato, con minore tossicità complessiva.

Meglio rifare tutto

In conclusione, l’indagine ci ha consentito di individuare con certezza i responsabili degli odori percepiti e la loro etichettatura, ma non potendone stabilire le quantità applicate e/o residue, ci è stato impossibile consigliare se procedere nella posa della pavimentazione in legno o nella rimozione del massetto. Di sicuro si è potuto constatare che l’odore, e il disagio da esso provocato nell’ambiente abitativo, potrebbero permanere a lungo e che, se anche questo non crea rischi sanitari, sicuramente non è confortevole né piacevole.
A titolo informativo, comunichiamo al lettore che la discussione in seguito si è allargata anche ad altri appartamenti, attigui a quello esaminato, dove si percepiva il medesimo odore. L’impresa di costruzione ha quindi optato, di sua iniziativa, per la rimozione totale dei massetti, con relativo rifacimento. Che sapessero qualcosa fin dall’inizio? In ultima analisi, ha fatto bene il parchettista a non posare.

 

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