Molti cittadini di Milano, in questa torrida estate, alla ricerca di un poco di refrigerio, hanno riscoperto le colline dell’Oltrepò Pavese. Ed eccoci nella zona delle Prime Colline sopra Casteggio per ascoltare l’iter progettuale che l’Arch. Luciano Giorgi, fondatore dello studio lgb architetti (http://www.lgb-architetti.it/home.php), ha affrontato nella ristrutturazione di una “Cà” (come si dice nell’Oltrepò: casa).
L’architetto ci racconta che la casa sulle colline pavesi è stata ricomposta, lavorando con il landscape e con la luce.
Adagiata tra la pieve e il Castello, la casa ha il colore della terra umida, un’operazione di camouflage all’interno del paesaggio collinare astratto, rigato dalle coltivazioni a vite.
La compresenza dei proprietari, che vivevano il luogo contemporaneamente ai lavori e con cui è stato condiviso ogni passo, e la volontà di collaborare con le capaci maestranze del luogo hanno sì aumentato i tempi di cantiere, ma hanno anche permesso una serie di lavorazioni ad hoc. Il risultato ha creato una vera e propria sedimentazione della casa in quel paesaggio collinare, dove l’architettura stessa diventa landscape.
Il progetto
Ci racconta l’Arch. Luciano Giorgi che il progetto si è infatti sovrapposto nel tempo alla sua crescita professionale. Un primo sviluppo architettonico e del disegno di landscape svolto a Pavia e coadiuvato da l’Arch. Liliana Bonforte, e una seconda e ultima fase, condotta nel nuovo studio in Piazza Mirabello a Milano, insieme ai suoi nuovi collaboratori.
Fin dall’inizio del progetto, l’idea è stata quella di ricomporre gli spazi della casa preesistente, ridistribuendo le funzioni sotto due grandi tetti a doppia falda, che descrivono rispettivamente la zona giorno e la zona notte.
Nella prima area, su cui si è concentrato il progetto, si compone una collezione di frammenti di paesaggio, che dall’esterno sfilano verso l’interno della casa attraverso le grandi aperture.
Questa collezione di viste sul fuori ha motivato un eclettico e complesso abaco di finestre, una variazione sul tema serramento con volumi trasparenti che rientrano rispetto al perimetro a mo’ di bovindo, feritoie, finestre impaginate esternamente che negano il telaio omaggio a Sigurd Lewerentz.
Questa ricerca ha portato il progetto a soffermarsi, con una certa quiete, sugli elementi del contesto.
Infatti, avvicinandosi alla casa, lungo il camminamento esterno, disegnato come un cannocchiale che punta al vicino Castello di Montalto, si accede alla casa attraverso il portico, passando oltre una pesante porta in ferro.
Da qui si entra in un ambiente luminoso, un grande spazio ibrido, in parte veranda e in parte stanza, sospeso tra un pavimento e un soffitto in legno cromaticamente identici.
Un lungo divano, spalle all’ingresso, guarda al camino, sorretto da un grande basamento di ferro.
Un volume display metallico semi-trasparente filtra la presenza di un secondo spazio fluido pranzo-cucina con finestre a trecentosessanta gradi, oltre il tavolo un’apertura orizzontale fissa la silhouette collinare filtrata dalla pergola esterna.
Dietro il camino si cela uno spazio più contenuto con divani e tv, affacciato sul paesaggio tramite una grande finestra strombata.
All’estremità del grande living comincia la scala che porta alla zona notte. Questa dialoga mediante una serie di bucature con il piano inferiore e introduce la zona notte che ospita la master-bedroom, posta in trincea rispetto alla valle.
Il rapporto con lo spazio esterno
La matrice del progetto è il rapporto in/out, questo ha maturato sia la cura nel trattare gli esterni, con i camminamenti, le pergole e il portico, sia l’attento disegno delle aperture, modellando l’interno in relazione al fuori tenendo le profonde prospettive come guida del disegno architettonico. Le lunghe distanze e l’orografia hanno concesso di lavorare in libertà, creando una condizione, a dispetto di tutto, riservata, senza il timore di aprirsi verso il paesaggio.
I materiali dell’interno, ferro naturale e legno oltre all’intonaco color gesso, si mischiano all’esterno con i mattoni riciclati del luogo. Grande rilievo, nei giochi di luce, è dato dallo splendido parquet in plance, dalle grosse dimensioni, di rovere spazzolato e oliato dell’azienda Trapa GmbH (https://www.trapa.at/it/) di Varna, nei pressi di Bressanone, Bolzano.
Sotto il lembo esterno del tetto a falde, che delimita il portico, una grande bucatura quadrata è una finestra fuori scala, che inquadra la campagna e diventa legnaia, quando viene la stagione. A pochi passi dalla casa, racchiusa tra un filare di cipressi e una quercia, la presenza dell’acqua.
di Massimo Corsico
Ph. Credit: Daniele De Carolis
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